Intervista: dieci domande a Egidio Storelli

Gennaro Langella 17 Aprile 2021
Di Egidio Storelli sappiamo che è uno scrittore, oltre che Ispettore Superiore della Polizia di Stato in pensione, adesso vorremmo sapere di più.
Ciao Egidio, devo dire che questa è la mia prima intervista che faccio a uno scrittore, per fortuna sei un amico, altrimenti mi sarei trovato davvero in imbarazzo. In teoria, tu ed io ci conosciamo da circa cinquant'anni, poiché abbiamo frequentato lo stesso 29° corso Allievi Guardie di Pubblica sicurezza a Trieste, nel lontano 1971. Ho detto in teoria perché siamo stati presi in forza in due compagnie diverse, per cui, sicuramente ci siamo incrociati qualche volta in "piazza d'Armi", ma non ci siamo mai frequentati. Oltretutto, a fine corso, io sono andato da una parte e tu da un'altra. La cosa certa è che abbiamo indossato per 40 anni la stessa giubba (come mi hai scritto nella dedica sui libri che mi hai gentilmente regalato), con lo stesso orgoglio e fierezza.
Dunque, del romanzo "Quattro ragazzi. Storie di altri tempi", ne avevo già parlato qui. Ci sono molti modi per scrivere una storia. Tu hai scelto di utilizzare uno stile di scrittura espositiva e un linguaggio semplice, diretto a fornire fatti e informazioni piuttosto che raccontare storie.

Poi, c'è "Il cane nero e altri racconti", edito da Ghaleb Editore, in cui il narratore (cioè, tu: che cosa stupenda è la letteratura. Proprio quando pensi di aver letto tutto, ti imbatti in Egidio Storelli, amico e scrittore), ci racconta otto storie magnifiche che non lasceranno nessuno indifferente, offrendo al lettore un viaggio emozionante che catturerà completamente la sua attenzione fino all'ultima pagina, finendo per essere una persona diversa da quella con cui ha iniziato.

Subito, a bruciapelo: Il cane nero è essenzialmente uno spettro notturno considerato un presagio di morte, perché hai scelto questo titolo?

Ho scelto questo titolo perché è il primo racconto del libro "Il cane nero e altri racconti", e mi sembra possa fornire un buon impatto per tutto il contesto. Però vorrei specificarti che non ho inteso questo cane come uno spettro notturno o un presagio di morte. Ho invece voluto rappresentarlo come il riflesso della nostra anima che, prima o poi, ci presenterà il conto per poter fare un esame di coscienza su morale e azioni in vita.

Quando è iniziata la tua carriera nel mondo della letteratura? Perché hai deciso che volevi diventare uno scrittore?

Sono un appassionato immaginatore, mi piace inventare storie. Qualche anno fa mi son detto: perché non metterle per iscritto? Ho iniziato a far passare i miei racconti attraverso la tastiera del PC e non ho più smesso. Però questo non è valido per il secondo libro "Quattro ragazzi", lì racconto una storia che, anche se non autobiografica, corrisponde alla realtà di un periodo della nostra vita che tu ben conosci: gli anni di piombo.

Già, per fortuna è storia passata e speriamo non ritorni più. Che cosa hai provato quando i tuoi racconti ti hanno portato tra i finalisti di importanti concorsi letterari, tra cui "Premio Amerino" nel 2016 e "Streghe Vampiri e Co." nel 2017, 2018 e 2020?

L'esperienza dei concorsi letterali è stata bellissima. Ti lascio immaginare cosa possa aver significato per me salire sul podio dei finalisti, essendo (ahimè) non troppo titolato scolasticamente. Tra i concorrenti ho conosciuto belle persone, colte, con alle spalle curriculum letterari di tutto rispetto, nelle quali ho destato curiosità e interesse. Con molti siamo diventati amici.

Quale dei tuoi personaggi ti ha dato più soddisfazioni?

Il cane nero: è stato motivo di interessanti discussioni con persone qualificate e lettori appassionati del genere.

Cosa si riflette meglio nei tuoi lavori: la tua professione di poliziotto o tua passione per la narrativa?

Entrambe, ma sono periodi della mia vita lontani tra di loro. Ora scrivo con passione, ma ho tanta nostalgia della divisa, sarei disposto a pagare pur di indossarla almeno per un giorno, per un turno di servizio... Forse anche tu?

Magari fosse possibile, sarei disposto a pagare qualunque cifra. Senti, puoi dirci chi, o quali sono i tuoi autori preferiti, e se hai preso appunti sui loro stili per svilupparne uno tuo?

Ce ne sono tanti, ma non seguo un filone logico o una corrente. Però almeno un paio li voglio citare: George Orwell ed Edgar Allan Poe; sono affascinato dal loro modo di descrivere. Però non ho mai preso appunti, ho iniziato da "naif" e così finirò, anche perché ho il timore di snaturarmi e andare in confusione.

Ci sono stati momenti particolari della tua carriera professionale come poliziotto e come scrittore, che hai raccontato o che racconteresti ai tuoi nipoti?

Sì assolutamente! Racconto ai miei figli della mia carriera da poliziotto; come scrittore no, hanno la possibilità di leggermi, quindi...

Ti va di raccontarci in poche parole la scena più "noir" che tu abbia mai scritto?

Ok, una delle tante, però è ancora inedita: "....Improvvisamente inciampa e cade, finendo con la faccia in quel fiume scarlatto, gli si riempie la bocca di misto acqua-sangue, sputa quello schifo di sapore ferroso...".

Davvero toccante. Non tenerci troppo in sospeso per il finale di questa storia. E adesso una domanda che in molti vorrebbero farti: Fai uso di qualche "incentivo" per scrivere (tabacco, alcol, caffè, sfogliatella, ecc.)? Insomma, hai qualche tipo di mania o fissazione che in qualche modo ti aiuta a raccontare?

Sì, faccio uso di un incentivo: l'ora dei fantasmi, inizio a scrivere dopo la mezzanotte.

Ah ah ah, questa è bella! Ma torniamo a noi: Quali progetti hai per il futuro riguardo al campo della letteratura? Stai preparando il tuo terzo romanzo? Potresti darcene un'anteprima?

Sto lavorando a una nuova raccolta di racconti. In questa voglio fare qualcosa di diverso, cioè lasciare intendere che chi scrive storie horror o comunque tragiche, non è necessariamente una persona triste o pessimista, ma potrebbe essere l'esatto contrario. Vedremo cosa ne uscirà.

Giusto. Se non sbaglio, è stato Stephen King a raccomandare di tenere sempre a mente i pensieri felici. Bene, ti ringrazio per la tua disponibilità, ti auguro una lunga e prosperosa carriera letteraria e spero di leggerti molto presto.

Sono io che ringrazio te carissimo amico e collega di giubba. Per te è stata la prima volta da intervistatore, per me la seconda o la terza da intervistato... ma l'importante è che ci siamo divertiti. Grazie, alla prossima.
LibriPoliziaStorieVere
CONDIVIDI
Questo sito e/o gli strumenti di terze parti in esso integrati utilizzano tecnologie, quali quelle dei cookie, per personalizzare gli annunci e i contenuti in base ai tuoi interessi, misurare le prestazioni di annunci e contenuti e ricavare informazioni sul pubblico che ha visualizzato gli annunci e i contenuti. Dichiari di accettare l'utilizzo di cookie o altri identificatori chiudendo o nascondendo questa informativa, proseguendo la navigazione di questa pagina o cliccando qualunque suo elemento.
ULTERIORI INFORMAZIONIACCETTO