Oggi parliamo dell'ipocondria, ovvero, il malato immaginario

Anna Mercurio 28 Giugno 2018
Quali sono gli effetti dell'ipocondria? Ipocondriaco è colui che soffre di un malanno senza realmente esserne affetto. Ovvero, il malato immaginario.
Salvaguardare la nostra salute con ragionevole preoccupazione, può aiutarci a prevenire le malattie e/o a migliorare il loro decorso. Tuttavia, nell'ipocondriaco, la preoccupazione diventa un chiodo fisso. La particolarità principale che caratterizza il malato immaginario, è la paura o la convinzione di essere affetto da chissà quale grave malanno semplicemente basandosi su una sensazione o qualsiasi altro sintomo, ingigantito da una specie di lente d'ingrandimento.

Con molto realismo e tanta ironia, anche Molière seppe descrivere nei suoi testi i mille dolori che affliggevano il suo "malato immaginario" (Le Malade imaginaire), la famosa commedia in tre atti, scritta dal compianto drammaturgo francese. A questo proposito c'è una storia assai divertente che gira in Web e che mi ha fatto ridere quando l'ho letta.

Un uomo non si sentiva tanto bene, così, telefonò al suo medico e prese un appuntamento. "Dottore, mi fa male dappertutto. Ovunque mi tocchi sento dolore. Probabilmente sto invecchiando, o forse mi sono rimbambito. Se metto il dito qui, sul ginocchio, mi fa male. Se premo sullo stomaco, mi fa ancora più male. Se pigio sulla testa, proprio qui, sulla tempia, sento un forte dolore! Che cosa mi sta succedendo?"

Il dottore gli fece fare una TAC completa e altre scansioni. Passarono alcune ore e, dopo aver valutato attentamente il risultato degli esami diagnostici, il medico, sfregandosi il mento, cominciò a dire: "Penso di aver trovato la causa per cui ti fa male tutto." "Bene, qual è?" Chiese con ansia il paziente. Indicando la radiografia, il medico rispose: "Il tuo corpo sta bene, è il tuo dito che è rotto."

Mentre leggevo questa storia, ho cominciato a pensare al tipo di parabola che essa ci può comunicare, ed eccola:

A volte, quando riceviamo un dispiacere, immediatamente diamo la colpa a qualcuno o qualcosa per il dolore che ci ha procurato, per poi scoprire più tardi che la fonte delle nostre sofferenze non era quella, ma, in realtà, l'avevamo dentro di noi.
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