Il taglialegna ed Ermes - Esopo
Anna Mercurio 16 Ottobre 2015
Morale della favola: Il destino favorisce le persone oneste mentre è avverso con i disonesti.
C'era una volta un boscaiolo che tutte le mattine si recava nel bosco a tagliare alberi.
Un giorno l'uomo si trovava sulla riva di un fiume a spaccare la legna quando improvvisamente gli sfuggì l'ascia di mano e andò a finire nelle acque profonde del rio. Non sapendo che cosa fare, si sedette sulla sponda e cominciò a piangere.
La sua disperazione fu così veemente che salì fin sull'Olimpo dove arrivò all'orecchio del dio Ermes il quale, impietositosi, scese in suo aiuto. Tuffatosi nel fiume, il messaggero degli dei riaffiorò subito dopo tenendo in mano un'ascia tutta d'oro scintillante. Nel gesto di porgerla al taglialegna gli chiese se quello era lo strumento che aveva perduto. Ma l'altro disse di no, allora il dio si immerse di nuovo e questa volta ne uscì con un'ascia d'argento. Ma anche stavolta il boscaiolo negò che quella fosse l'accetta sfuggita dalle sue mani. Senza perdersi in chiacchiere, Ermes si inabissò per la terza volta nell'acqua uscendone con l'ascia persa dal taglialegna che visibilmente contento annuì che quella era la sua ascia. Ermes fu così compiaciuto dell'onestà di quella persona che oltre alla sua ascia volle lasciargli le rimanenti due, sia quella d'argento che l'altra d'oro.
Tornato al villaggio, il taglialegna raccontò ai suoi amici ciò che gli era capitato. Uno di essi pensò di approfittare dell'occasione, corse al fiume e vi gettò deliberatamente la sua ascia, poi si sedette a cominciò a piangere. Apparve Ermes. Si tuffò in acqua e riaffiorò con un'ascia d'oro. Chiese al taglialegna ancora in lacrime se quella era la sua scure. Gongolante di felicità quello gridò di si. Ma il dio, inorridito da tanta impudenza, non solo si rifiutò di dargli la preziosa ascia di nobile metallo, ma non gli restituì nemmeno la sua.
Un giorno l'uomo si trovava sulla riva di un fiume a spaccare la legna quando improvvisamente gli sfuggì l'ascia di mano e andò a finire nelle acque profonde del rio. Non sapendo che cosa fare, si sedette sulla sponda e cominciò a piangere.
La sua disperazione fu così veemente che salì fin sull'Olimpo dove arrivò all'orecchio del dio Ermes il quale, impietositosi, scese in suo aiuto. Tuffatosi nel fiume, il messaggero degli dei riaffiorò subito dopo tenendo in mano un'ascia tutta d'oro scintillante. Nel gesto di porgerla al taglialegna gli chiese se quello era lo strumento che aveva perduto. Ma l'altro disse di no, allora il dio si immerse di nuovo e questa volta ne uscì con un'ascia d'argento. Ma anche stavolta il boscaiolo negò che quella fosse l'accetta sfuggita dalle sue mani. Senza perdersi in chiacchiere, Ermes si inabissò per la terza volta nell'acqua uscendone con l'ascia persa dal taglialegna che visibilmente contento annuì che quella era la sua ascia. Ermes fu così compiaciuto dell'onestà di quella persona che oltre alla sua ascia volle lasciargli le rimanenti due, sia quella d'argento che l'altra d'oro.
Tornato al villaggio, il taglialegna raccontò ai suoi amici ciò che gli era capitato. Uno di essi pensò di approfittare dell'occasione, corse al fiume e vi gettò deliberatamente la sua ascia, poi si sedette a cominciò a piangere. Apparve Ermes. Si tuffò in acqua e riaffiorò con un'ascia d'oro. Chiese al taglialegna ancora in lacrime se quella era la sua scure. Gongolante di felicità quello gridò di si. Ma il dio, inorridito da tanta impudenza, non solo si rifiutò di dargli la preziosa ascia di nobile metallo, ma non gli restituì nemmeno la sua.