La cicala e la civetta - Esopo

Anna Mercurio 22 Settembre 2015
Morale della favola: Chi non rispetta il prossimo prima o poi pagherà la colpa della sua arroganza.
In questa favola scritta da Esopo, l'autore mette a confronto due animali del bosco che hanno abitudini completamente differenti. Il primo dei due animali è la civetta che, come il gufo, è un uccello notoriamente notturno. Il secondo animale, invece, è la cicala, più simile al grillo, particolarmente attiva durante il giorno. Dunque, la civetta e la cicala vivevano sullo stesso territorio, ma mentre la civetta era abituata a cacciare di notte e riposava durante il giorno, la cicala cominciava di primo mattino il suo canto fastidioso, senza mai smettere nemmeno un minuto, fino a quando il sole non tramontava.

Un giorno la civetta chiese alla cicala se poteva gentilmente evitare di cantare durante le ore diurne, o, in alternativa, se proprio non poteva smettere del tutto, di farlo più sottovoce, in modo che lei potesse riposare. Dopo quella richiesta, per dispetto, la cicala cominciò a cantare più forte di prima.

La povera civetta non ne poteva più dalla stanchezza. Dopo che aveva cacciato per tutta la notte, di giorno aveva proprio bisogno di riposare. Allora si rivolse ancora alla cicala, questa volta suppicandola di fare silenzio almeno per un po'. Ancora più indispettita, la cicala cominciò a cantare a squarciagola: "CRI CRI, CRI CRI, CRI CRI". E così fece per tutto il giorno.

La civetta si rese conto che era del tutto inutile avanzare ancora delle richieste. Così, per far cessare una volta per sempre quell'insopportabile canto, pensò ad uno stratagemma. Rivolgendosi alla cicala, le disse: "Senti un po', giacché io non riesco a dormire a causa del tuo canto che in verità devo dire è soave come il suono della lira di Apollo, voglio invitarti a bere questo nettare che mi ha regalato la dea Atena. Se ti avvicini lo beviamo insieme". Non solo alla cicala era venuta l'acquolina in bocca, ma si sentì lusingata da quelle lodi e, presa dall'entusiasmo, spiccò il salto. La civetta fu pronta ad afferrarla al volo e se la mangiò. Fu così che ciò che le aveva negato in vita la cicala lo concesse da morta.

Con questo racconto il saggio scrittore ci ha insegnato due cose. Primo: l'adulazione non è una prova di ammirazione. Secondo: bisogna sempre cercare di andare d'accordo con i nostri vicini di casa.
EsopoFavole
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